Quando ho deciso di organizzare il mio viaggio in India ho pensato di visitare i luoghi più belli, di vedere gli eventi più importanti e di incontrare i personaggi più incredibili. Il mio obiettivo era solo uno: entrare dentro la vera India. Non avevo capito nulla, perché è stata l’India ad entrare dentro di me.
Indice
- Viaggio in India, una premessa
- La magia dell’India
- Arrivare a Delhi per la prima volta
- Cosa vedere a Nuova Delhi
- Da Nuova Delhi al mercato di Rewari
- Gli Haveli di Mandawa
- Jaipur, cosa vedere nella città rosa
- Ad Abanheri con i soliti imprevisti
- Agra, Taj Mahal ma non solo
- In treno verso Gwalior
- Gwalior ed Orchha
- Khajuraho: erotismo, arte e scultura si fondono
- Un villaggio fuori programma
- Kumbh Mela, il più grande festival religioso del mondo
- Varanasi, viaggio al centro dell’India
- Rientro a Delhi con tappa al bar
- Osservazioni finali sul mio viaggio in India
Viaggio in India, una premessa
Prima intraprendere il mio viaggio in India credevo che esistessero solo due macro categorie: i viaggi culturali ed i viaggi legati al divertimento o relax. Che lo si voglia o no, l’India ti fa capire che esiste anche la terza via, il viaggio spirituale. No, non sto parlando di religione (assolutamente no!) sto parlando di interiorità, una parola tanto abusata nella cultura occidentale quanto persa.
Che si creda in Dio, in Buddha, al Thetan di Scientology o nel pallone Wilson di Cast Away, è bene prepararsi ad un viaggio molto più lungo della distanza che divide l’Italia dall’oriente. L’India è in grado di immergere ogni essere umano in una dimensione che la nostra cultura ha quasi completamente perso. Per questo motivo il miglior modo per affrontare questo viaggio è con il cuore aperto e lo spirito libero, preparandosi ad essere completamente travolti da qualcosa di nuovo.
Prima però di entrare nelle emozioni del mio viaggio in India, se vi occorre qualche informazione sull’organizzazione del vostro viaggio in India, ho raccolto qui alcuni consigli pratici che trovate in questo mio post dedicato.
La magia dell’India
Uno degli obiettivi che mi sono posto quando ho deciso di raccontarvi questo viaggio in India è stato di cercare di essere pratico ed emozionale allo contempo. L’India rimane un paese difficile ma dentro quel “caos ordinato” si nasconde un fascino millenario, in grado di cambiarti senza che tu te ne accorga, per sempre.
Pensate che l’India sia povera? Si lo è, ma più di quanto possiate immaginare.
Pensate che sia sporca? Lo è assai, ma molto più di quanto sporco vedrete mai nella vostra vita.
Fino a che punto conoscete la componente religiosa dell’India? Rimarrete increduli.
Riguardo la società? I costumi? Le usanze? Preparatevi ad essere travolti da millenni di storia, da tradizioni incredibili ed a sentire il sapore del sacro in ogni cosa che vi circonderà.
Prendo a prestito le parole di Tiziano Terzani per rendervi l’idea:
“Chi ama l’India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno.”
Tiziano Terzani
Arrivare a Delhi per la prima volta
Sento così intima l’emozione che ho provato arrivando a Delhi la prima volta, che solo a scriverla mi sento un po’ in colpa. In primis verso me stesso, perché sto condividendo qualcosa di tanto personale quanto difficile da trasmettere senza banalizzarlo, poi verso di voi perché provo lo stesso timore di chi sta per spoilerare il finale di una serie tv agli amici ma in questo caso ne vale la pena.
Ricordo gli istanti prima dell’atterraggio a Delhi, osservavo la mia prima India fuori dal finestrino, una sterminata successione di baracche a perdita d’occhio. Sembrava uno scenario di guerra e non capivo bene cosa stessi guardando ma ci torneremo più avanti.
Atterriamo e all’uscita dell’aeroporto vengo travolto da un’odore acre, come di qualcosa di sporco ma che poi non so perché avrei profondamente amato e che ancora oggi porto con me attraverso i miei ricordi.
La seconda cosa che non potrò dimenticare sono i suoni, un incessante rimbalzo di clacson che sembrava non finire mai, auto, motorini e un’infinità di pittoreschi tuc-tuc.
Le strade erano piene di bambini, spesso piccolissimi, seminudi e che quando mi notavano non facevano altro che salutarmi e sorridermi. Non ho voluto postarvi le loro foto e pur sapendo che avrebbero suscitato curiosità ho preferito non eccedere. Ho ancora indelebile il ricordo del loro sguardo, vivo ma allo stesso tempo stanco, spesso stremato.
Ogni singolo metro di ogni singola strada era sempre occupato da qualcosa o da qualcuno. Da una tenda improvvisata, da un uomo che dormiva, da un bambino che vagava o da un piccolo tempio improvvisato. Girare per Delhi con un auto è come far scorrere velocemente una pellicola, le emozioni sono così tante che è difficile persino ricordarle tutte.
Le scene di vita quotidiana di uomini, donne e bambini che vivevano per strada sono tra le cose che i miei occhi hanno impresse con maggior commozione. È davvero incredibile pensare che quelli che da noi sarebbero considerati alla stregua di clochard, in India rappresentino la normalità. Trascorrono la propria giornata in maniera assolutamente naturale. La mattina gli uomini fanno la barba, leggono rigorosamente i quotidiani e pregano. Il tutto su un metro di marciapiede sopravvivendo in un misto tra pace e rassegnazione.
Cosa vedere a Nuova Delhi
Arriviamo in un hotel mastodontico e dopo qualche ora di riposo iniziamo ad affrontare le tappe più tipicamente turistiche. Iniziamo dalla vecchia Delhi, precisamente dalla Moschea del Venerdì (1644), la più grande di tutta l’India ed in grado di ospitare fino a 20.000 fedeli.
Sembrerò poco romantico ma in realtà il primo ricordo che ho dell’arrivo alla moschea è l’incredibile groviglio di cavi elettrici sui quali giocavano delle scimmie proprio di fronte l’ingresso. È in questo contesto che ho varcato l’accesso del grande portale. Qui, guardando in alto, ho osservato le cupole velate dalla tipica nebbia indiana. Sopra di esse piccoli stormi di uccelli si muovevano lentamente come piccoli satelliti, il sole calante completava il quadro creando un’atmosfera assolutamente pittoresca e tipicamente indiana.
Il tempio però che forse più di tutti mi ha colpito a Delhi è stato quello Sikh di Gurudwara Bangla Sahib. È molto frequentato, su un lato ha una bellissima e vastissima vasca per la purificazione, detta Sarovar, ma soprattutto ha un’immensa zona mensa dove ogni giorno vengono preparati oltre 3.000 pasti! Per fedeli e non.
Se ne avrete la possibilità, vi consiglio vivamente di visitare le cucine del tempio. È obbligatorio entrare scalzi e se siete di natura un po’ schizzinosi come me scoprirete che è possibile abbattere anche questa sovrastruttura, ne vale la pena. All’ingresso uomini e donne tagliano e puliscono ogni tipo di verdura, le cui bucce formano delle piccole montagne. All’interno altri volontari si affaccendano tra enormi pentoloni e giganteschi fuochi per preparare di tutto: pane, riso, cereali, verdure cotte. Nella sala accanto in base all’orario vengono serviti i vari pasti, senza condizioni di classe o di casta ed ognuno può beneficiarne.
Ogni indiano quando si sveglia sa che per lui non mancheranno due cose: un pasto e una preghiera.
Usciamo dalla moschea e saliamo eccitati sul nostro primo tuc-tuc. Iniziamo a sfrecciare tra i vicoli strettissimi della vecchia Delhi ed il primo avvertimento che ci danno è di non tenere mai le mani sui bordi del veicolo. Della serie… occhio alle dita!
Correre con il tuc-tuc all’interno del centro storico di Nuova Delhi è qualcosa che non dimenticherò mai. Passare a pochi centimetri dalle carni dei macellai e dai profumi dei mercanti di spezie mi ha permesso di vivere appieno il ritmo frenetico e antico di questa città.
Poco dopo ci rechiamo al bellissimo complesso di Qutb, dove sorge il minareto Qutb Minar (XII sec.), il più alto del mondo e un po’ il simbolo della capitale indiana. Ricco di misteri ancora oggi irrisolti e colpito più volte da fulmini e terremoti, è giunto fino a noi attraverso un’interessante storia di distruzioni e ricostruzioni. Da conoscere.
Lasciamo Delhi per intraprendere la nostra prima tratta in minibus. Pian piano che usciamo dalla città si distinguono a vista le varie epoche, dall’antico centro storico alla prima periferia, con i nuovi palazzi della new economy fino alla prima campagna, dove le mucche che una volta popolavano il centro sono qui emigrate.
Da Nuova Delhi al mercato di Rewari
Ho voluto dedicare un piccolo paragrafo del mio viaggio in India a questa piccolissima ed apparentemente insignificante città, perché per me ha rappresentato la mia prima immersione culturale. Qui infatti ho vissuto la prima esperienza davvero autentica, spiego meglio il concetto di “autentica” nella mia piccola guida alla scelta del tour operator.
L’arrivo a Rewari è stato per me una sorta di terremoto interiore. Vi racconto. Scendiamo dal bus mentre attorno a noi centinaia di persone accalcate tra loro cercano di trovare posto su due vecchi autobus fermi poco distanti. L’interno è stracolmo e vedo molti di loro arrampicarsi sul tetto, mentre altri premono all’ingresso dei mezzi per poter rimanere anche solo in piedi sull’uscio. Gli ultimi sfortunati rimangono attaccati poggiandosi al paraurti posteriore! Tra grida e urla faccio qualche foto, sono affascinato e un po’ scioccato da quanto mi accade attorno.
Ci addentriamo nel mercato di Rewari schivando motorini e qualche mucca. Entro e mi immergo in un mare di colori e di odori sterminato. Carote rosse, enormi cetrioli bianchi, melanzane di colore verde e dalla forma allungatissima. Poi tanto zenzero, coriandolo, foglie di curry e le immancabili spezie, i cui colori fanno sembrare ogni bancarella una sorta di tavolozza da pittore.
Non faccio altro che fotografare e fotografare. La gestualità di questi mercanti, i loro sorrisi e la loro generosità è qualcosa che riempie il cuore, avrei voluto catturare ogni momento. Dopo circa un’ora riprendiamo il bus, sono carico come una molla e mi porto via da Rewari molto di più di qualche frutto e verdure.
Al termine di questo intenso frammento di viaggio proseguiamo verso sud, direzione Mandawa. Entriamo ufficialmente nella fatidica regione del Rajasthan.
Gli Haveli di Mandawa
Mandawa è un altro luogo straordinario, un grande museo a cielo aperto in completa decadenza ma anche per questo affascinante. Vi consiglio di visitarla al tramonto, quando il colore giallo delle architetture si confonde con il colore del sole e con l’ocra del terriccio che ricopre le strade.
Gli Havelis sono meravigliosi palazzi fatti decorare dai ricchissimi commercianti del luogo nel XVIII secolo. Oggi purtroppo sono tristemente abbandonati a loro stessi ed i segni del tempo si vedono e come. La bellezza dei dipinti raffiguranti scene religiose e di vita quotidiana rende Mandawa una sorta di grande set cinematografico. Non è un caso che qui siano stati girati tantissimi film ed anche al nostro passaggio erano in corso delle riprese.
Nonostante il sito sia inserito tra i Patrimoni Mondiali dell’Unesco, gli Havelis di Mandawa stanno pian piano scomparendo. La causa come scrivevo è da imputare alla totale assenza di conservazione e restauro. Grazie alla nostra guida siamo potuti entrare in religioso silenzio dentro una di queste abitazioni.
Entrando nel piccolo cortile ancora oggi abitato, si entra in un mondo silenzioso nel quale è possibile ammirare lo scorrere del tempo, un tempo distante secoli da noi. L’incenso fumante rende questi ambienti quasi mistici e le donne che si affaccendano nei piccoli lavori di casa offrono un quadro ricco di grazia e che non ha eguali.
A Mandawa passiamo la notte in un luogo incredibile, un antico Haveli trasformato parzialmente in hotel. Una struttura anche qui per metà decadente e per metà vitale, dove è possibile apprezzare il fascino dell’antica India. Menzione particolare per il cibo, fantastico.
Ripartiamo in direzione Jaipur, una città più unica che rara e dove ad accoglierci non ci sono persone o palazzi, bensì un colore, il rosa.
2 commenti
Ciao Simo,
il racconto del tuo viaggio India e Maldive mi ha davvero entusiasmato!
Vorrei organizzare un viaggio simile con il mio compagno a dicembre.
Sapresti darmi un consiglio sul tour operator a cui chiedere informazioni per un viaggio autentico e non turistico?
Grazie
Ciao Daniela, sapere di aver contribuito al desiderio di fare un viaggio è uno dei migliori complimenti che potessi sperare di ricevere. Ti ringrazio sinceramente per questo.
Per quanto riguarda il tour operator ti chiedo solo la gentilezza di scrivermi in privato, ti darò tutte le informazioni di cui hai bisogno. In linea di massima ti anticipo già che ci sono tanti modi per fare viaggi autentici, personalmente ho utilizzato un tour operator perché viaggiavo con famiglia al seguito e non avevo grande esperienza di viaggi in India, online però potrai trovare tantissimi siti di “viaggi-avventura” autorevoli con i quali ti potrai confrontare. Scegliere un tour operator professionale ti da il vantaggio di essere molto più seguita, di conoscere per filo e per segno l’itinerario ed avere un importante supporto, dall’altro lato però i costi sono più importanti inevitabilmente. Spero di poterti aiutare, a presto!