Per iniziare a parlare di innovazione nel mio blog ho deciso di partire dal suo luogo di nascita, la scuola. Attraverso un giro del mondo virtuale ho selezionato le 5 scuole che mi hanno lasciato a bocca aperta. Ed in Italia? Si parla tanto di talento, ma poi quando si devono creare i presupposti all’interno della scuola, non se ne vede nelle istituzioni la volontà. Qualche bella sorpresa però c’è, anche da noi, leggere per credere.

Indice
- Dove sta andando la scuola nel mondo?
- Ørestad College di Copenhagen in Danimarca
- Scuola per l’infanzia Leimond, Giappone
- Brightworks School, San Francisco, dove si impara “facendosi male”
- Makoko Floating School, Nigeria. La scuola sospesa sull’acqua
- AltSchool di San Francisco, dove la tecnologia c’è ma non si vede
- …e da noi? Quali sono le scuole più innovative in Italia?
Dove sta andando la scuola nel mondo?
Negli ultimi anni il mondo dell’istruzione ha subìto e sta ancora subendo una vera e propria rivoluzione. Dovunque nel mondo i vari sistemi scolastici, pubblici o privati, stanno cercando di attualizzare e modernizzare i propri metodi d’insegnamento. Il cambiamento è in atto, ma dove stiamo andando? Tra poco vi illustrerò alcuni incredibili esempi.
Ci sono scuole che puntano tutto sulla tecnologia, altre che assegnano all’ambiente un ruolo centrale, altre che mettono al centro l’individuo ed altre ancora che per esistere sopravvivono sospese sull’acqua. Esatto, galleggiando letteralmente nel mare.
Quali sono allora le migliori scuole del mondo? Quali le scuole italiane d’eccellenza? Quali sono gli esempi di scuole più innovative? Come fanno quelle scuole ad essere le migliori?
Con queste domande mi sono messo allora a fare un po’ di ricerca da uomo della strada ed a questa selezione ho aggiunto un’esperienza personale. Se volete saperne di più leggete questo post fino in fondo, perché vi riserverà una piccola sorpresa.
Ørestad College di Copenhagen in Danimarca
Questa scuola danese è stata progettata per diventare non la classica scuola con aule e banchi, ma una sorta di gigantesca aula, dove tutti gli studenti vengono incoraggiati a collaborare in maniera aperta.
L’obiettivo della scuola Ørestad è quello di insegnare ai ragazzi a riflettere in maniera flessibile ed attiva sugli argomenti più alti del nostro tempo, ma soprattutto a tradurre in azioni queste riflessioni. I ragazzi che saranno i cittadini di domani dovranno essere in grado di risolvere problemi e migliorare in meglio l’ambiente che li circonda, mediando con altri individui che potrebbero avere una cultura o semplicemente un’opinione diversa da loro.
Per questo motivo gli ambienti immaginati per questa scuola sono stati pensati per invitare i ragazzi, ma anche i bambini più piccoli a riunirsi ed a formare classi di loro iniziativa. Spesso i professori fanno loro da guida, ma quando questo non è necessario non ci sono imposizioni e gli studenti creano autonomamente dei loro gruppi.
Scuola per l’infanzia Leimond, Giappone
La scuola per l’infanzia Leimond di Nagahama City l’ho scelta per un motivo apparentemente banale: è la scuola più bella. Se è vero però che la bellezza salverà il mondo (cit. Dostoevskij) l’asilo Leimond probabilmente salverà molti bambini!
Il design minimalista ed armonioso tipicamente giapponese è espresso alla perfezione nell’architettura di questa scuola. Nessun ambiente è lasciato al caso, anche nei bagni la filosofia di questo luogo non tradisce.
In qualche modo la sua filosofia architettonica ha delle similitudini con quella danese appena raccontata, anche qui infatti l’ambiente è pensato per influenzare l’apprendimento. La separazione delle stanze non è realizzata attraverso muri e porte, ma attraverso una gestione armoniosa degli elementi.
I bambini si muovono tra arcate aperte, pareti di vetro, lucernari ed una sapiente gestione dei colori. In questo modo ogni bimbo può passare in maniera diretta da un’attività all’altra, con una percezione fluida e spontanea dello spazio. L’assenza di barriere diventa una trasposizione del mondo reale, spesso pervaso di elementi divisivi.
Cosa succede allora nei bambini quando sostituiamo i muri con gli spazi aperti? Quando cancelliamo le porte con una gestione virtuosa e creativa dei colori e delle luci? L’essere umano è realmente influenzato nel suo percorso di sviluppo in tal senso? La Leimond School pensa di sì ed io concordo decisamente con loro.
Brightworks School, San Francisco, dove si impara “facendosi male”
Alla Brightworks School i bambini si sporcano veramente le mani: giocano con il fuoco, smontano elettrodomestici e realizzano progetti artistici nella stessa giornata. Come? La scuola è stata realizzata dentro una sorta di magazzino, dove sono presenti centinaia di oggetti appositamente pensati per questo metodo educativo.
Gli studenti di differenti età sono mixati in gruppi e classi miste, per genere e per livello di conoscenza, ma l’obiettivo per tutti è di raggiungere un traguardo tutti assieme, annullando qualsiasi diversità ed anzi facendone tesoro.
L’apprendimento denominato “Arco” è diviso in 3 fasi temporalmente distinte: esplorazione, sperimentazione e spiegazione. Nella prima fase si apprendono le conoscenze teoriche idonee a mettere le mani in pasta con un progetto vero e proprio, la sperimentazione appunto. Qui sta il bello, gli studenti infatti hanno la possibilità di distruggere e ricreare qualsiasi materiale sia messo loro a disposizione, dalle lavatrici agli spazzolini da denti.
Questo metodo evidentemente mette al centro del proprio progetto pedagogico l’individuo, con tutte le sue unicità e particolarità.
Al termine delle 3 fasi ce n’è poi un’altra, la riflessione. Studenti e collaboratori (così si chiamano qui i professori) traggono assieme le conclusioni rispetto al proprio progetto, che si conclude sempre con una narrazione scritta del percorso affrontato e raccontato di volta in volta anche ai genitori, spesso presenti nei momenti più importanti.
Makoko Floating School, Nigeria. La scuola sospesa sull’acqua
In tutte le nostre città le scuole sono saldamente ancorate al terreno, ma cosa succede quando un intero quartiere galleggia sull’acqua? Semplice, si fa galleggiare anche la scuola! Questo è ciò che è stato immaginato per la scuola nigeriana di Makoko, dove per le popolazioni che vivono sulla costa è stata pensata questa struttura, in grado di ospitare fino a 100 studenti.
Questa scuola in legno si sviluppa su tre piani e comprende un’area giochi, servizi igienici con compostaggio e ampie aule. È stata pensata per resistere anche alle alte maree e proprio grazie alla sua flessibilità rappresenta un esempio di modernità per tutte le aree costiere del continente africano.
Guardando questo video vi sarete fatti un’idea di cosa significa abitare in uno slum e quanto possono estreme certe condizioni, dove andare a scuola è una sfida quotidiana.
Ho voluto inserire questo progetto perché tra tutti è sicuramente quello con il più alto valore simbolico. Rappresenta infatti tutta la volontà e la necessità che l’uomo sente di voler offrire una possibilità di istruzione anche laddove le condizioni sembrano proibirlo, come in questi slum africani.
Questo ambizioso progetto ha fatto si che questa scuola fosse non soltanto possibile, ma addirittura ecosostenibile. Può vantare infatti dei pannelli solari sulla sua superficie, un’area verde comune ed un sistema di recupero dell’acqua piovana. Come se non bastasse è divenuta un’attrattiva turistica apportando ulteriori benefici in termini economici alle popolazioni locali.
AltSchool di San Francisco, dove la tecnologia c’è ma non si vede
Parlando delle scuole più innovative la AltSchool è una scuola che può definirsi “innovativa” nel senso più popolare del termine. Qui gli educatori, attraverso un software molto complesso creano percorsi altamente individuali per ogni bambino con l’obiettivo di creare i cittadini di domani, in grado di collaborare e di pensare come migliorare il mondo.
I bambini ed i ragazzi vengono lasciati totalmente liberi di scegliere il proprio percorso di apprendimento sulla base delle passioni e delle proprie motivazioni. Lo studente lavora meglio in gruppo? Rende di più individualmente? Sulla base di quali elementi?
Gli insegnanti accompagnano e costruiscono questo percorso assieme agli studenti, sfidandoli letteralmente a superare difficoltà ed ostacoli, con l’obiettivo di colmare le lacune e di iniziare ogni volta una nuova sfida.
Fondata da un ex dirigente Google, la AltSchool gestisce tutti i profili dei suoi studenti all’interno di un software, in modo da rendere concreta la personalizzare di ogni percorso. L’innovazione qui serve ad esempio per registrare, con reali telecamere e microfoni, cos’è accaduto in aula. Tutto questo allo scopo di consentire agli insegnanti di fare un rewind del percorso e cercare di identificare in quale momento e perché uno studente abbia fatto un passo da gigante.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare l’uso della tecnologia da parte degli studenti è sapientemente dosato e limitato allo stretto necessario. La AltSchool attualmente ha aperto diverse sedi in California ed il suo modello è già stato esportato con successo a New York.
…e da noi? Quali sono le scuole più innovative in Italia?
È bene dire innanzitutto che l’Italia sta messa malino. Il sistema scolastico italiano nelle varie classifiche che vengono stilate quasi ogni anno si colloca stabilmente attorno al 25° posto, ampiamente superata non solo dai paesi nordici, ma anche da quelli dell’est asiatico.
Siamo un paese dove l’innovazione esiste e freme per emergere, ma burocrazia, infrastrutture, scuola, politica e banche sembrano mettercela tutta per tarpare le ali a quanto di buono tantissimi ragazzi italiani cercano di fare ogni giorno. Vi basti pensare che al recente CES di Las Vegas l’Italia non figura più nemmeno tra i primi 16 paesi al mondo capaci di favorire l’innovazione. Anche questo è un segnale inquietante.
Non si sa come e né perché, ma come sempre noi italiani siamo capaci di creare delle eccellenze (anche se la scuola non è un’impresa e qualche eccellenza purtroppo non fa sistema) e mi è capitato recentemente di visitarne una davvero interessante. Scopriamola assieme.
H-Farm, la scuola dell’innovazione italiana
A proposito di scuole più innovative l’estate scorsa ho deciso di passare qualche giorno nella provincia trevigiana per portare mio figlio ad un corso estivo presso la H-International School di H-Farm. Si trova a Ca’ Tron (TV) e non è soltanto una scuola, ma un vero e proprio Campus dove impresa e scuola vanno a braccetto.
La H-International School di H-Farm fa dell’innovazione un vero e proprio valore fondante, tanto che Apple ha inserito questa scuola tra le Apple Distinguished School, ovvero quelle scuole che si distinguono proprio per il loro livello di eccellenza. Molte aziende e multinazionali stanno investendo in questa realtà, capace di coinvolgere assieme studenti e professionisti su progetti reali.
Tra innovazione ed umanizzazione
Ovviamente c’è tanto digital in H-Farm ed i bambini imparano presto cosa significa fare coding, ma c’è di più. La lettera “H” che si trova all’inizio di ogni nome sta per “human“, perché l’obiettivo anche qui è quello di mettere l’essere umano al centro di tutto, rispettandone inclinazioni e attitudini.
Anche in questo caso quindi, come abbiamo già visto in giro per il mondo, ritroviamo il concetto di “mettere al centro l’individuo”, per far emergere la creatività di ogni studente sin dal principio del suo percorso.
Il metodo H-Farm
Tanta innovazione nasce però dalla terra, non dalla tecnologia fine a se stessa e ad H-Farm lo sanno molto bene. Per questo ai bambini non viene insegnato il coding attraverso un’app o con un iPad, ma lo si fa con carta e penna o perché no, piantando un’anguria o un cavolo, esatto proprio un cavolo. Perché lo sforzo e la fatica sono alla base di qualunque risultato.
Personalmente ho avuto modo di toccare con mano questa realtà ed anche se per pochi giorni ho capito quanta differenza ci sia nei risultati quando un bambino viene correttamente motivato a percorrere una strada che ancora non conosce. Quando ne vengono rispettati gli spazi e le attitudini, quando gli viene presentato un metodo chiaro ed obiettivi scalabili, non rispettando religiosamente il libro di testo, ma dosando ogni cosa sulle capacità hic et nunc di ciascuno.
Come se tutto ciò non bastasse H-Farm è immersa in parco, quello Regionale Naturale del Fiume Sile, una vera e propria oasi che contribuisce a rendere questo luogo molto simile ai campus americani, ma con una declinazione tutta italiana, quella del contatto con umano con la terra, quella terra da cui tutti siamo nati e che se riuscissimo a riscoprire ci sentiremmo tutti un po’ più “human”.
2 commenti
Cara Simo,
sono Renato Barone Giornalista Pubblicista Campano ( Napoli – Caserta ) dal 1994…Oggi 27 – 11 – 2019 stavo lavorando come illustratore a tre ” tavole ” per il Settimanale in cui lavoro ” Il Caffe’ “…
Il Tema era il leggero ma continuo slittamento tra Di Maio e gli Apici del M5s…
E’ slittato Tutto…
Quindi abbiamo deciso di rivolgerci ad un Tema che da tempo assillava l’ Italia e cioe’ il recupero del dissesto idro – geologico della nostra Penisola…
Ma non appena sentito di parlare del recupero strutturale delle Scuole…
Beh eccomi qui…
Cara Simo il tuo lavoro e’ Fantastico…
Ne sono rimasto totalmente affascinato…
A Me i fattori di apprendimento elaborazione e comunicazione tra la popolazone scolastica in un certo tipo di Strutture e’ sempre stata fondamentale…
Ti chiedo una Enormita’…
Posso…?
Provo…
Mi piacerebbe lavorare in questo ambito…Mi potresti aiutare…?…
Ho 61 anni ma non mi sento ne’ sono letteralmente un Bacucco…Anzi…
Se vuoi ne riparleremo meglio…
Ti lascio la mia E – Mail ed il mio nuero di cell…
A quello che sara’…
Ma Tu vai avanti forte…Anche perche’ hai scoperto un tuo nuovo sostentore…Me…
Saluti tanti e Grazie ancora…
Renato –
Caro Renato,
trovare 1 sostenitore nel mare magunm dei blog di oggi è impresa ardua e tengo a dirti che apprezzo molto il tuo sostegno ed i tuoi complimenti. Troppo buono davvero.
Il mio lavoro non ruota nell’ambito scolastico, il mio è stato solo un tentativo di fornire un piccolo punto di vista di un piccolo blogger che ama guardare lontano, con la speranza che le cose accadano anche qui vicino.
Terrò cari i tuoi riferimenti e se potrò aiutarti in qualsiasi modo possibile stai certo che lo farò.
Per ora non posso che augurarti le migliori cose possibili per la tua avventura professionale e di vita.
Grazie ancora per le tue parole e per il tempo che mi hai voluto dedicare.
A presto!